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NOTA n.4 – Luglio 2022 – Di Manuela Caiani, Scuola Normale Superiore e OCIS

A partire dal primo anno di pandemia (2020), uno studio condotto presso la Classe di Scienze Politiche e Sociali della Scuola Normale Superiore ha iniziato a studiare attraverso alcune tecniche di analisi del contenuto automatizzate la presenza e le forme (quali bersagli, quali attori, quali tematiche dell’odio) dei discorsi di incitamento all’odio sui social media della destra radicale (leader e partiti), comparando  Italia e Gran Bretagna – due paesi europei duramente colpiti dalla pandemia[1]. L’ipotesi è che la pandemia Covid-19 abbia creato un terreno ancora più fertile per i discorsi di odio, ampliando le opportunità politiche e discorsive per la destra radicale per introdurre frames e discorsi esclusivi o escludenti (contro minoranze, avversari politici, ecc.) nella sfera pubblica.  Lo studio ha comparato la produzione social del 2020 degli attori di destra radicale con quella di altri partiti presenti nei sistemi politici dei due paesi. È stato analizzato il contenuto di 21.360 tweet, utilizzando varie tecniche manuali e automatizzate di analisi del discorso.

I risultati mostrano come la destra radicale sia riuscita a portare all’ordine del giorno, nella sfera pubblica dei social media, questioni e interpretazioni della pandemia orientate all’incitamento all’odio nei confronti di specifiche categorie, enfatizzando e giustificando, grazie alla relazione col tema dell’emergenza sanitaria, la costruzione di specifici outgroups (nemici) in contrapposizione a specifiche categorie da difendere (ingroups). A tal riguardo, in entrambi i paesi studiati il discorso della destra radicale oscilla tra ciò che possiamo chiamare vero e proprio discorso d’odio (hate speech – in particolare contro le minoranze etniche) e ciò che chiamiamo ‘bullismo politico’ (contro avversari politici e talvolta i governi).

 

Discorso d’odio: una definizione

Nel giugno 2016 la Commissione europea ha emesso un ‘Codice di condotta’ insieme a Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube per contrastare la proliferazione dei discorsi di odio online[2]. Essi sono definiti come “l’incitamento pubblico alla violenza o all’odio diretto a gruppi o individui sulla base di determinate caratteristiche, tra cui razza, colore, religione, discendenza e origine nazionale o etnica (Commissione UE 2016)”[3].  Il fenomeno ha acquisito particolare visibilità e diffusione grazie ai social media, e ciò ha alimentato un dibattito giuridico e spinto governi e associazioni a realizzare azioni di contenimento o repressione. Nonostante il Codice di condotta sopra menzionato, ciò che rende la situazione di identificazione di hate speech complessa, sia per la ricerca sociale sia il legislatore è che non esiste una definizione condivisa né a livello europeo, né a livello internazionale. Ad esempio, negli Stati non è neppure un termine legale e non può essere regolato direttamente dal governo a causa del diritto fondamentale alla libertà di parola protetto dalla Costituzione.

Nonostante i problemi definitori, la ricerca sociale sui discorsi d’odio e la radicalizzazione non è nuova; con l’avvento di Internet, essa diventa ancora più cruciale, poiché si ritiene che questo mezzo incoraggi odio e radicalizzazione in quanto favorisce risposte istantanee, reazioni viscerali, giudizi non ponderati, commenti a caldo, ecc. A tal riguardo, lo psicologo sociale americano Suler (2004) parla di ‘disinibizione sociale’[4], un contesto favorevole costituito da tre principali fattori: anonimato; assenza di influenze moderatrici; e ‘bolle virtuali’, dove i partecipanti vedono rafforzate le loro opinioni (spesso estremiste) e si spronano a vicenda.

Una recente ricerca dedicata ai casi di Francia, Germania, Svizzera e Gran Bretagna e basata su analisi del contenuto dei media e sondaggi rappresentativi della popolazione, ha riscontrato che gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti degli immigrati e delle questioni multiculturali sono influenzati negativamente dall’esposizione a messaggi provenienti dai social media con contenuti xenofobi[5]. Analogamente, un recente studio condotto sulle pagine Facebook della destra spagnola, ha mostrato come gli strumenti offerti dai social media (come ‘mi piace’, ‘condividi’, ‘commenta’ ecc.) favoriscono l’aumento dei discorsi di odio, dal momento che funzionano come “un algoritmo che riproduce l’omogeneità”[6].

 

I risultati della ricerca

Se guardiamo al discorso politico della destra radicale sui social nel primo anno di pandemia, quali mappe concettuali vengono offerte ai cittadini per interpretare il contesto pandemico (Figura 1)?

Figura 1 Le ‘nuvole di parole (word cloud)

Le ‘nuvole di parole’ generate dai contenuti dei post Twitter dei vari partiti (di destra e non) nei due paesi, illustrano le caratteristiche della comunicazione politica. Possono essere letti come ‘anelli di concetti ricorrenti’: più grandi sono le parole, più frequentemente ricorrono. Le parole possono essere nomi, verbi, avverbi. In Italia emerge una chiara divisione nella comunicazione politica fra partiti di destra e altri partiti. La frattura ruota intorno a 4 grandi cluster, o insiemi di parole, che possono essere intesi come 4 grandi mappe concettuali offerti dai leaders e rispettivi partiti per interpretare la crisi societaria della pandemia (problemi, soluzioni, quali i nemici, quali gli amici, secondo il concetto sociologico di framing, ovvero ‘schemi cognitivi’ offerti ai cittadini per costruire simbolicamente la realtà sociale e politica che li circonda ed agire politicamente in base a questa interpretazione).

Le 4 grandi mappe concettuali costruite nel discorso politico della destra radicale italiana con riferimento alla pandemia sono le seguenti:

  1. rapporto (antagonistico) tra Governo e italiani;
  2. partiti di destra radicale in contrasto con tutti gli altri partiti del sistema partitico e il Primo ministro Conte;
  3. identificazione delle categorie da difendere in temi di crisi (famiglie, lavoratori, italiani/italiani, cittadini/’amici’…);
  4. diffusione dell’ideologia e dei valori fondamentali della destra (anti-immigrazione, nazione, ‘poveri meritevoli’) – di minore rilevanza.

Le due destre radicali (Lega e FdI) non differiscono fra loro rispetto a questi principali 4 grandi macro temi mobilitati. Sorprendentemente, il tema della pandemia (es. parole come ‘pandemia’, ‘virus’, malattia) riguarda solo il 3-5% di tutti i tweet analizzati. Diversa è la configurazione della comunicazione politica dei partiti tradizionali che si articola nei seguenti principali gruppi di concetti (visibili dalla figura 1):

  1. la ‘rinascita’ italiana al tempo del Covid-19;
  2. azioni verso le categorie più colpite;
  3. categorie universali di cittadini da difendere (Italia, cittadini);
  4. linguaggio gioioso/speranza e schemi cognitivi propositivi.

Un quadro diverso emerge dall’analisi dei partiti del Regno Unito (Figura 2). Qui non troviamo una netta distinzione del discorso politico sui social media nel primo anno di pandemia fra le forze della destra radicale e gli altri attori partitici tradizionali. I tweet della destra in particolare si dividono in quattro gruppi principali. Il primo cluster include parole che elaborano un approccio antigovernativo che strumentalizza il Covid-19 (e la strategia del lockdown o confinamento) per mobilitare i sostenitori del partito Brexit e la causa Brexit (la parola ‘Brexit’ ricorre 147 volte nell’account del Brexit Party e 72 volte in quello di Farage). Il secondo è un cluster conservatore/anti-multiculturalista. Il terzo riguarda la pandemia più specificamente e le categorie di persone da difendere (come ‘crisi’ e ‘lavoratori’) giustapposti a ‘scienziati’ e ‘prove’, secondo una retorica anti intellettualista e anti scientifica tipica di parte del Movimento No Vax europeo. Infine, un gruppo di concetti che enfatizzano temi legati alla nazione e nazionalismo (‘Gran Bretagna’, ‘britannico’, ‘paese’, ‘nazionale’, ‘bandiera del Regno Unito’). Oltre a criticare il governo, la destra radicale inglese e i suoi leader twittano spesso su questioni altamente divisive, che somigliano ai valori fondamentali della cosiddetta ‘alt(ernative)-right’ statunitense: conservatorismo, anti-multiculturalismo e anti-migrazione.

 

Contro chi si scaglia il discorso d’odio della destra ai tempi della pandemia? Nemici, amici, temi.

Se nel primo anno di Covid-19 prendiamo in considerazione i soli tweet dei leader relativi alla pandemia (Tabella 1), in entrambi i paesi la presenza di discorsi di odio (rilevati secondo la definizione ufficiale della Commissione Europea)[7] è di un certo rilievo – particolarmente in Italia. Si tratta, di circa il 10% nel Regno Unito e il 18% in Italia, con la leader di Fratelli di Italia che arriva da sola al 24%. Questo significa che un tweet su 4 della leader del partito di destra radicale Italiano, ad oggi in forte crescita nei sondaggi di opinione e possibile futura Presidente del Consiglio, contiene un hate speech. Va notato che dei tweet contenenti incitamento all’odio mostrati in tabella, circa la metà di Salvini e di Farage contenevano

discorsi di odio meno severi, cioè un linguaggio denigratorio nei confronti degli avversari politici e delle loro proposte ma non incitamento alla violenza fisica o verbale. Anche circa un terzo dei tweet di Giorgia Meloni rientrano in questa categoria, definibile come ‘bullismo politico’.

Tabella 1. Presenza di discorso d’odio nei tweet della destra legati alla pandemia (2020).

PaesePresenza di discorsi di odio nei tweet
Nigel Farage12,8%
Partito Brexit  1,4%
Totale Regno Unito  7,3%
Giorgia Meloni24,3%
Matteo Salvini  8,4%
Totale Italia17,7%

Esaminando le dimensioni contestuali e contingenti dell’emergere dell’odio di destra, cioè gli attori e i temi (issues) contro cui e intorno alle quali è più probabile che emerga il discorso di odio nei tweet relativi al Covid-19 (Tabella 2), scopriamo che in entrambi i paesi la maggior parte degli hate speech relativi al Covid-19 sono diretti contro nemici politici (es. sindacati, la ‘sinistra’, gli altri partiti politici, ecc.), e ciò in circa l’87% di tutti i tweet pubblicati nel primo anno di pandemia. Più precisamente, nel Regno Unito il 76% per cento dei tweet di Farage e, in Italia, l’82% di Salvini e il 91% per cento della Meloni. Altri attori ‘nemici’ contro cui si scaglia il discorso d’odio sono: attori socio-culturali (4,7%), immigrati e istituzioni sovranazionali (entrambi 3,9%) nel Regno Unito; istituzioni europee (4,5%) e immigrati (3,3%) in Italia. Salvini, ad esempio, prende di mira il governo, le personalità istituzionali, così come i politici di sinistra quando si parla di Covid-19, che descrive spesso come ‘élite catturate’ (da forze sovranazionali), ‘inutili’, ‘pessimi ministri che oltraggiano le scuole’. In questi attacchi, a volte prende il sopravvento una discriminazione di genere. Ad esempio, un tweet su Azzolina, ministro dell’Istruzione: “il suo problema non è il suo rossetto, [è] la sua inadeguatezza a fare il suo lavoro.” Gli attori socio-culturali presi di mira dalla destra radicale del Regno Unito sono principalmente movimenti sociali progressisti, nella fattispecie il movimento Black Lives Matter.

Tabella 2. Discorsi di odio di destra radicale nei tweet (2020), per tipo di target (‘outgroup’).

Tipo di targetNigel FaragePartito BrexitDestra radicale (Regno Unito)Matteo Salvini (Lega)Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia)Destra radicale (Italia)
Attori politici (altri partiti, la Sinistra, centri sociali, ecc.)76.1%99.2%87.0 % 82.4%91.3%87.6%
Destra radicale (‘noi’)0 %0 %0 %0 %0%0%
Nazione, nostro paese0 %0 %0 %0 %0,4%0.2%
Attori socio culturali e movimenti sociali9%0 %4.7%4.0%0.8%2.4%
Immigrati6.7%0.8%3.9%6.9%0.8%3.3%
Istituzioni sovranazionali7.5%0%3.9%2.6%0.2%1.2 %
Istituzioni e attori Europee0.7%0 %0.4%3.3%5.7%4.5%
Attori socio economici (Sindacati, categorie economiche, ecc.)0 %0 %0%0.4%0.9%0.7%
Totale tweet legati al Covid-19100%

(134)

100%

(120)

100%

(254)

100%

(374)

100% (529)100%

(903)

Nota: percentuali riferite solo ai tweet legati al Covid-19.

Con riferimento alla situazione Covid-19, la destra radicale italiana spesso etichetta l’Unione europea, come una ‘Troika’ (e distante dai cittadini, autocratica), ‘inesistente’, ‘assassina dello Stato (italiano)’. Quanto agli immigrati, nei tweet relativi al Covid-19, essi sono spesso equiparati a ‘terroristi’/’terrorismo’; in Italia, descritti come ‘clandestini’, ‘free riders’, oltre a ‘diffondere il virus’. In termini di temi, in Italia l’incitamento all’odio si verifica in particolare quando il Covid-19 è legato sia a questioni socio-economiche (61%) sia a questioni politiche (23%). Al terzo posto, l’immigrazione. La destra radicale attacca spesso l’Unione europea e la sua gestione socioeconomica della crisi, soprattutto in Italia (es. “…questa non è Unione, questa è una tana di serpenti e sciacalli”), criticando fortemente e delegittimando il meccanismo europeo di stabilità (es. “Parliamo di vita reale!” – ancora Salvini). Infine, l’emergenza Covid-19 sembra dare un’opportunità alla destra radicale per rafforzare gli appelli alla base (cioè il ‘gruppo interno’ o ingroup); infatti, una larga maggioranza di tweet legati al Covid-19 prodotti da essa prodotti contengono riferimenti a un ingroup (85 e 72% nei due paesi), o attori che vengono presentati come bisognosi di difesa e protezione. Essi sono per lo più ‘nazione/nostro paese’ (nel 50% dei casi circa nei due paesi) e secondariamente la stessa destra radicale (‘noi’, 25% dei casi in Italia), che si presenta come “vittima”, “stigmatizzata”, “voce fuori dal coro”. Nei tweet di Salvini ad essi si aggiungono categorie socio-economiche (come “famiglia”, “imprese”, “operatori sanitari”, “genitori”, “dirigenti scolastici”, “insegnanti precari”, “disoccupati”, “lavoratori”, “lavoratori autonomi” e “commercianti”), che “sono preoccupati per la propria salute e il proprio lavoro”, “veri eroi”, “poveri”, “precari”, “operosi” e “che meritano la gratitudine del paese”. A tal riguardo, Salvini mette spesso in evidenza come vuole tutelare i “meritevoli”.

 

Conclusione

All’ombra del Covid-19, un altro virus si sta diffondendo a macchia d’olio. È l’epidemia dell’odio online che si insinua tra le pieghe dell’insicurezza collettiva e alimenta il rancore sociale. Violenza verbale, teorie del complotto e ricerca costante di capri espiatori: così i social media si stanno trasformando in pozzi avvelenati. Il nostro studio dimostra che la pandemia ha dato alla destra radicale un’opportunità politica per diffondere l’incitamento all’odio e attaccare i propri avversari politici in modo più ampio. La destra radicale, sia in Italia sia nel Regno Unito, inserisce una dose massiccia di incitamento all’odio nei suoi tweet e tende a strumentalizzare la pandemia per attaccare i suoi nemici tradizionali. In un’era di relativismo post-verità, le notizie e i discorsi sono sempre più politicizzati e talvolta utilizzati come etichetta per delegittimare oppositori politici e altri gruppi sociali (come ad esempio le minoranze).

 

Per saperne di piu’

Michelle Falkenbach e Manuela Caiani (2021), “Italy’s Response to COVID-19”, in Greer, S. L., King, E.J., Massard da Fanseca, E. e Peralta-Santos, A. (a cura di), Coronavirus Politics, Ann Arbor, University of Michigan Press, 320-338.

Manuela Caiani e Linda Parenti, (2013), Web Nero: Organizzazioni di estrema destra ed Internet, Bologna, Il Mulino.

 

*Si ringraziano Benedetta Carlotti (Libera Università di Bolzano e Scuola Normale Superiore) e Enrico Padoan (Scuola Normale Superiore) per la collaborazione al progetto di ricerca e all’elaborazione dei dati.

[1] Per l’Italia sono stati analizzati i partiti della destra radicale populista: Lega per Salvini Premier (d’ora in poi, Lega), e il suo leader Matteo Salvini, e Fratelli d’Italia, e la sua leader Giorgia Meloni. Per il Regno Unito sono stati analizzati il partito della destra radicale Brexit e il suo leader Nigel Farage. Abbiamo anche analizzato tutti i tweet prodotti nel 2020 dai più importanti partiti tradizionali nei due paesi: il partito laburista (e il suo leader Keir Starmer) e il partito conservatore (e il suo allora leader Boris Johnson) nel Regno Unito e il Partito Democratico (e il suo leader Nicola Zingaretti) in Italia. Nel caso italiano, inoltre, si è analizzato anche il partito allora al governo, il Movimento Cinque Stelle (e il suo allora leader Luigi Di Maio).

[2] https://ec.europa.eu/info/policies/justice-and-fundamental-rights/combatting-discrimination/racism-and-xenophobia/eu-code-conduct-countering-illegal-hate-speech-online_en

[3] https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/qanda_20_1135

[4] Suler J. (2004), “The online disinhibition effect”, Cyberpsychol Behav. Jun; 7(3): 321-6.

[5] Wirz, D.S., Wettstein, M., Schulz, A., Müller, P., Schemer, C., Ernst, N., Esser, F. e Werner, W. (2018), “The Effects of Right-Wing Populist Communication on Emotions and Cognitions Toward Immigrants.” The International Journal of Press/Politics 23 (4): 496–516.

[6] Ben-David, A. e Matamoros-Fernández, A. (2016), “Hate Speech and Covert Discrimination on Social Media: Monitoring the Facebook Pages of Extreme-Right Political Parties in Spain.” International Journal of Communication 10: 1167–1193.

[7] Sono stati codificati (cioè ‘misurati’) come ‘discorsi d’odio’ i tweet contenenti un incitamento all’odio fisico o verbale verso particolari categorie individuate in base a etnia, genere, religione, ideologia politica.

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