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Arcosanti: la rivoluzione dell’“arcologia”.

Arcosanti ti accoglie nel deserto dell’Arizona, a Scottsdale, e da lontano sembra difficile percepirne il fascino: si prende una strada sterrata, che mette a repentaglio le ruote e la carrozzeria in più punti, si arriva davanti ad un cancello e si viene accolti da grandi bidoni per il riciclo dei rifiuti. Cos’è Arcosanti? Una visione di Paolo Soleri (1919-2013), l’architetto torinese che è stato allievo di Frank Lloyd Wright. Una testimonianza di come si possa seguire il principio dell’arcologia, architettura e ecologia in una sola parola. Una rivoluzione abitativa che segue i principi di un’economia circolare ante litteram. Oggi ospita quasi un centinaio di persone, e continua a diffondere principi arcologici grazie ai corsi di educazione alla sostenibilità che riguardano i materiali bioedili utilizzati nella costruzione degli edifici di Arcosanti e la compenetrazione degli spazi di vita con gli spazi di lavoro creativo. È una città pensata e progettata per vivere in uno scambio continuo con la natura, in cui l’obiettivo è avere un impatto “zero” sull’ambiente.

La sostenibilità di Arcosanti non è solo ambientale giacché sullo sfondo vi è anche un obiettivo di coesione sociale: durante l’anno vengono ospitati numerosi volontari provenienti da tutto il mondo che contribuiscono con il loro lavoro a migliorare gli spazi e al contempo a vivere una vita comunitaria in un contesto unico. Per chi decide di prolungare la permanenza, è possibile diventare ‘cittadini’ di Arcosanti a tutti gli effetti e così a fronte di un lavoro si viene retribuiti con uno stipendio minimo -uguale per tutti gli abitanti- che consente di vivere dignitosamente dentro la comunità che, peraltro, provvede spesso ai beni di prima necessità.

La vita ad Arcosanti prevede che tutti gli abitanti possano trovare la loro dimensione, combinando lavoro utile per la comunità e lavoro -o ricerca- per sé, rendendo possibile un equilibrio tra individualità e collettività. Un andamento più lento, in sintonia con le relazioni umane e con il ritmo della natura che circonda la “città ideale”. Non è diventata la prima di una serie di città arcologiche, come avrebbe voluto Soleri, ma certo ha ispirato generazioni di utopisti concreti e di persone che hanno trovato nell’arcologia una “scienza” in cui credere. Ancora oggi, annualmente centinaia di viaggiatori passano e si fermano ad Arcosanti cercando di carpirne l’essenza e i segreti dell’equilibrio energetico che la caratterizzano.

Il ragazzo che mi ha accompagnato insieme ad un gruppo di altre persone a visitare gli spazi della comunità arcologica non aveva le idee chiare su quanto sarebbe rimasto. Ma sapeva che il luogo aveva da trasmettergli ancora qualcosa e che lui avrebbe preso la sua strada solo dopo aver capito che lì non ci sarebbe stato più nulla da imparare. La piccola comune di Arcosanti ha la peculiarità di essere (o perlomeno sembrare) un luogo di incontri, di incroci, di rigenerazione, un microcosmo che poggia su un progetto comune e che si apre costantemente all’esterno. Arcosanti dimostra come una visione possa diventare una quotidiana costruzione di un futuro più armonioso grazie a maggiore condivisione di lavoro e tempo libero, e fare da modello per altre forme di convivenza innovative che facilitino il raggiungimento di equilibrio interiore, sostenibilità ambientale e coesione sociale.

 

Questo articolo è stato scritto da Paolo Graziano per la rubrica mensile OCIS all’interno di Altreconomia.

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