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POLICY MEMO n.9 – Febbraio 2019 – Di Manuela Caiani, Scuola Normale Superiore e OCIS

L’estrema destra è in crescita in Europa e non solo (come ad esempio negli Stati Uniti), sia nell’arena elettorale-istituzionale che sociale. Gli studiosi dei movimenti sottolineano che le organizzazioni della società civile, comprese quelle estremiste, usano sempre più la “rete” nella (e per la) loro mobilitazione politica, propaganda, reclutamento e formazione dell’identità collettiva. Al posto di un’organizzazione e leadership formale, di contatti faccia a faccia con altri gruppi e di identità che si sviluppano nelle interazioni reali, l’elemento organizzativo principale diventa Internet a cui si collegano nuove opportunità di azione politica da esso offerte. Anche il successo dei partiti di estrema destra, analogamente alle sue possibili conseguenze in termini di politiche pubbliche (quali le politiche sociali) è stato legato al loro discorso pubblico diffuso anche sul web. Infatti, come sottolineato dalla ricerca sociologica, l’ideologia e la propaganda di partiti e movimenti xenofobi può influenzare la percezione dei cittadini, ‘offrendo una teoria-guida in situazioni di crisi’, come ad esempio le crisi economica e migratoria che hanno attraversato (e attraversano ancora) l’Europa. Insieme, ideologia e propaganda offrono un potente strumento per ‘re-interpretare’ problemi politici non risolti e dare soluzioni semplici a problemi complessi. Su temi delicati come immigrazione, disoccupazione, e le risposte in termini di politiche sociali ed economiche in tempo di crisi, la destra radicale cerca di inserire in agenda discorsi nazionalistici ed “escludenti”, grazie anche all’utilizzo sapiente del web, influenzando anche i partiti mainstream conservatori e progressisti.

Quali sono, dunque, le caratteristiche dell’attivismo politico online dei gruppi di estrema destra in Europa?

Uso di internet e organizzazioni di estrema destra

Secondo un rapporto pubblicato nel 2013 dall’agenzia governativa Swedish Media Council, i sette siti di estrema destra più popolari in Svezia hanno circa 145.000 visitatori al giorno, e ciò che più sorprende è che tre di questi hanno ciascuno più visitatori di tutti i partiti parlamentari svedesi messi insieme. Negli Stati Uniti, Stormfront (il noto sito neonazi a diffusione internazionale) è considerato “il più grande sito web di odio” dai media americani. È nato negli anni ’90 e dalla sua base operativa in Florida ora gestisce 15 forum in tutto il mondo, dal Portogallo alla Nuova Zelanda. Nel 2008 ha avuto 80.000 visitatori, che sono aumentati di 2.000 al giorno dopo l’elezione di Barack Obama.

I dati di una recente ricerca sull’utilizzo del web ‘per fare politica’ da parte di vari tipi di organizzazioni di estrema destra[1], condotta in sette democrazie occidentali (Italia, Spagna, Francia, Germania, Austria, Regno Unito e Stati Uniti) e basata su interviste con organizzazioni estremiste e analisi dei loro siti web, indicano che oggi Internet è diventato uno strumento essenziale per le attività politiche dell’estrema destra, sia in termini di mobilitazione sia di facilitazione della comunicazione. Infatti, in tutte le democrazie occidentali analizzate (senza differenze tra i diversi tipi di gruppi), un’ampia maggioranza delle organizzazioni di destra radicale considera il web “molto utile” (81%), descrivendolo come “una finestra aperta sulla comunicazione con il mondo (…), di cui non potrebbero fare a meno”. In particolare, il 78% dei gruppi intervistati afferma che Internet è “molto” utile per la diffusione della loro ideologia, degli ideali e del credo del gruppo; il 94% lo trova utile per la comunicazione e la propaganda; e un altro 93% per il reclutamento di nuovi membri[2]. Inoltre, la grande maggioranza degli intervistati (71%) concorda nel ritenere che Internet sia un mezzo molto utile “per rafforzare l’identità del gruppo”.

Un numero minore, ma ancora consistente, di organizzazioni sottolinea che Internet è molto importante anche come strumento per la raccolta fondi (37%) e di mobilitazione (40%). Questo ultimo aspetto emerge come particolarmente importante in relazione alle conseguenze della diffusione di discorsi d’odio sul web in termini di potenziale influenza su votanti, agenda e politiche pubbliche. Grazie all’utilizzo del cyberspazio e delle opportunità interattive offerte, Internet diventa sia un luogo ‘politico’ in cui gli attivisti o i semplici simpatizzanti possono incontrarsi e interagire, sia una piattaforma per organizzare eventi quali, ad esempio, conferenze web, petizioni elettroniche, invii postali o campagne elettorali on-line su vari temi cari a questo tipo di organizzazioni, quali immigrazione, globalizzazione e Europa. Nelle parole di una rappresentante di una organizzazione intervistata: “la [nostra] rete non opera come un’organizzazione, ma come un lupo solitario fatto di piccole cellule (…) con l’obiettivo di raggiungere persone che la pensano allo stesso modo (…)”. Questo ultimo aspetto, della propaganda e reclutamento di giovani leve tramite internet da parte dei gruppi estremisti, è un tema ‘caldo’, come riportano in modo crescente agenzie di monitoraggio governative, su cui tuttavia la ricerca sociale (per quanto riguarda l’estremismo di destra) è solo agli inizi.

Comunicazione, propaganda e ‘cyber-cascades’

Per quanto riguarda la comunicazione con potenziali simpatizzanti e utenti e propaganda, i dati raccolti mostrano che più della metà delle organizzazioni (56%) pubblica sui propri siti web informazioni sulla “raggiungibilità” offline del gruppo, come ad esempio l’indirizzo della sede o il numero di telefono, e quasi tutti (83,3%) forniscono l’indirizzo di posta elettronica. Inoltre, più della metà dei siti organizzativi offre una sezione in cui pubblicano “articoli, documenti e dossier” (57,7%) e una “sezione delle notizie” (50,6%) che raccoglie (selezionando) informazioni da altri giornali o programmi TV. Questo può essere considerato un modo efficace per impostare e illustrare l’agenda del gruppo al pubblico di potenziali attivisti, come spiegato dal rappresentante di un movimento politico regionale tedesco: “con Internet, è possibile innanzi tutto impegnarsi in una più ampia sorta di propaganda, raggiungendo con la propria voce chiunque tu voglia”. Inoltre va sottolineato come Internet offra, per la trasmissione di questo tipo di messaggi, possibilità che vanno oltre i testi scritti, dando rilevanza anche a immagini e contenuti audiovisivi. Una possibilità di cui le organizzazioni di estrema destra da noi analizzate sono perfettamente a conoscenza: un terzo di esse (33%) contiene infatti sul proprio sito “simboli” che si riferiscono al passato fascista (come svastiche, aquile o fasci littori, lupi, leoni, immagini celtiche, rune, croci celtiche, ecc.) o banner (spesso flashy banner dinamici; 26,5%) che prendono di mira specifiche categorie (sociali o politiche) di nemici (come i comunisti, gli Stati Uniti – per i gruppi europei – i musulmani, etc.). A tal riguardo, va notato che il 14,3% delle organizzazioni analizzate pubblica sui loro siti web anche un archivio dei comunicati stampa del gruppo, e più di un terzo (36,6%) offre riferimenti bibliografici a letteratura di estrema destra (da ideologi, a testi storici, etc.). Infatti, secondo molte organizzazioni, “Internet si distingue rispetto ad altri strumenti pubblicitari per il suo basso costo”, che è un aspetto cruciale per molti di questi gruppi minori. In definitiva sembra che, per l’estrema destra, questa nuova forma di comunicazione rappresenti un’importante fonte per la circolazione di opinioni, per la conoscenza di argomenti di interesse generale e, soprattutto, per coinvolgere nuovi aderenti.

Trasmettere l’ideologia del gruppo e formare l’identità

Oltre alla comunicazione con membri effettivi e potenziali, gli studiosi dei movimenti sociali sottolineano la capacità di Internet di generare nuove identità collettive: il web viene usato come arena per la condivisione di norme e valori tra diversi individui e gruppi, costruendo in questo modo un più ampio senso di comunità. Infatti, secondo l’analisi del contenuto condotta per una ricerca sul tema (Caiani e Parenti, 2013), il 74,1% dei siti radicali ha una sezione in cui viene illustrata la dottrina e il credo del gruppo (ad esempio “su di noi”, “chi siamo”, ecc.) e nel 60,1% dei casi hanno una sezione che contiene informazioni sugli obiettivi del gruppo (ad esempio “la nostra missione”, “statuto”, “costituzione”, “manifesto”, “cosa vogliamo”, etc.). Altre organizzazioni sottolineano infatti questo ruolo di Internet: “le persone non si sentono sole, perché puoi trovare qualsiasi materiale, politico o altro a cui sei interessato (…) e, inoltre, puoi trovare altri interessati alle stesse cose”.

Conclusioni

L’uso di internet da parte dei gruppi estremisti è in aumento in tutto il mondo. Per l’estrema destra neonazista video e musica costituiscono il più importante degli strumenti di propaganda, e le possibilità che la rete offre per diffondere i loro messaggi sono infinite. Parallelamente, la letteratura specializzata sui partiti politici di estrema destra sottolinea che essi stanno usando sempre più internet per attrarre nuovi elettori, allettandoli con siti web accattivanti e contenenti animazioni, elementi interattivi (come sondaggi, chat, forum e guest book) e inviti a concerti, feste o riunioni di partito. Queste tendenze sono particolarmente cruciali se lette in relazione al più ampio dibattito sul potenziale (o meno) democratico di internet. Infatti, il discorso pubblico e la mobilitazione (anche online) delle organizzazioni di estrema destra sono importati anche nel contesto della rappresentanza democratica per le critiche che essi esprimono e gli effetti politici ‘reali’ che producono – anche senza che questi partiti siano parte del governo che disegna le politiche pubbliche di un paese. Che cosa accade, come ha sottolineato il sociologo Roversi, se invece che costituire un “villaggio globale”, internet è utilizzato come uno spazio in cui vengono riprodotte ed enfatizzate le differenze, e le identità non negoziabili prevalgono?

Di fronte alla opportunità che le varie democrazie occidentali si dotino di politiche pubbliche volte a monitorare e impedire la circolazione dei ‘discorsi d’odio’ (razzisti, violenti, esclusivi, ecc.) sul web – come ad esempio chiudendo i siti estremisti –, si scontrano due posizioni. Da un lato ci sono i costituzionalisti americani secondo i quali la regolamentazione dei ‘discorsi d’odio’ viola il Primo emendamento e danneggia una società libera e pluralistica. Dall’altra parte, altri commentatori (seguendo perlopiù la tradizione antifascista europea) rifiutano questa visione, sottolineando che i discorsi incitanti l’odio verso particolari categorie sociali o politiche, dovrebbero essere regolati in difesa della dignità umana, dell’inclusione e del rispetto dei membri di minoranze deboli.

[1] Caiani, M. (2018), “Organizzazioni di estrema destra e internet nelle democrazie occidentali”, in Destra Destre, Milano, Feltrinelli.

[2] Nel questionario utilizzato è stato chiesto agli intervistati di valutare (su una scala da zero a 4), il grado in cui Internet/i siti web servono alla loro organizzazione per le seguenti attività: ideologia, comunicazione, informazione, trans-nazionalizzazione, raggiungimento potenziali sostenitori, creazione identità di gruppo. Si veda Caiani e Parenti, 2013.

 

Per saperne di più:

Caiani, M. e L. Parenti (2013), Il Web nero. Organizzazioni di estrema destra ed Internet, Bologna, Il Mulino.

 
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