Ae n.257, marzo 2023

Gli stranieri si confermano una risorsa, anche al picco della pandemia.

Nonostante le difficoltà, nel 2020 il saldo tra entrate e uscite legate all’immigrazione resta positivo per 1,2 miliardi di euro

Nel 2020 la spesa pubblica è aumentata in maniera significativa (+ 8% rispetto al 2019). Il saldo tra entrate e uscite imputabili all’immigrazione, fino ad allora ampiamente positivo (oltre quattro miliardi di euro nel 2019), ha subito un’inversione di rotta? Questa domanda ci ha guidato nell’analizzare l’annus horribilis 2020. La produzione di stime su costi e benefici economici dell’immigrazione in Italia è frutto di un’iniziativa del Centro studi e ricerche Idos (dossierimmigrazione.it) con l’obiettivo di portare evidenze solide ed empiriche in un dibattito spesso avvelenato. Vediamo dunque i dati relativi al 2020 riportati nella tabella di seguito. Sul fronte delle entrate, i contributi previdenziali obbligatori si confermano la voce più rilevante, mentre per quanto riguarda il versamento di Irpef e imposte indirette (Iva, Tasi, Tari, accise benzina e tabacchi, canone Rai, giochi ed elettricità) non vi sono riduzioni significative nonostante il forte calo del Pil e dei consumi. Due le ragioni: gli immigrati residenti sono aumentati del 2,6% e la spesa delle famiglie con almeno uno straniero è diminuita molto meno rispetto a quella dei nuclei di soli italiani dal momento che i primi hanno livelli medi di spesa inferiori e dunque difficilmente comprimibili. Le entrate relative all’acquisizione della cittadinanza e a rilasci o rinnovi dei permessi di soggiorno sono leggermente calate a causa della diminuzione di questi ultimi (da 177.254 a 106.503). Compensate però dagli incassi legati alle pratiche per la regolarizzazione promossa dal Decreto rilancio. I trasferimenti di fondi europei sono rimasti invariati rispetto al 2019. Le maggiori variazioni si notano sul fronte delle spese, con una crescita evidente soprattutto degli ammortizzatori sociali: rispetto al 2019 questa voce è quasi raddoppiata (da 2,5 a 4,7 miliardi) per effetto delle misure di sostegno a imprese e famiglie durante il picco della pandemia. Aumentata anche la spesa riconducibile agli immigrati negli ambiti della sanità (da 7,4 a 8,3 miliardi) e dell’istruzione (da 5,8 a 6,2 miliardi). C’è tuttavia da considerare che in entrambi i settori è aumentata la spesa complessiva anche in risposta alle esigenze determinate dalla crisi pandemica. In calo la voce relativa all’accoglienza, per via della diminuzione degli ingressi di richiedenti asilo (da 2,2 a 1,9 miliardi).

 

 

Le altre voci di uscita non registrano eclatanti variazioni. Le uscite complessive (28,9 miliardi) sono superiori al 2019 di circa 3,7 miliardi. Il saldo si mantiene comunque positivo (più 1,2 miliardi) confermando come anche in tempo di crisi gli stranieri siano una risorsa economica per il nostro Paese.

Questo articolo è stato scritto da Massimo Baldini, Francesca Campomori, Emmanuele Pavolini per la rubrica mensile OCIS all’interno di Altreconomia.

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