Ae n.247, aprile 2022

L’immigrazione non è un costo.

Il saldo del bilancio dello Stato fra le entrate generate dai cittadini stranieri e le spese loro dedicate è positivo. Per 4 miliardi di euro

Un tema ricorrente nel dibattito politico e sociale italiano riguarda i cosiddetti costi dell’immigrazione. Specialmente nel decennio passato, quando la crisi economica prolungata e le politiche di austerità hanno messo a dura prova il tessuto produttivo e civile, si è affermata in una parte relativamente
ampia dell’opinione pubblica l’idea che gli immigrati rappresentino un costo insostenibile per il nostro Paese e che approfittino di un sistema di welfare al cui finanziamento non contribuiscono. Inoltre, nel discorso pubblico si tende a confondere i richiedenti asilo e le persone presenti irregolarmente con i migranti insediati regolarmente, che rappresentano la netta maggioranza della popolazione straniera residente in Italia. Riprendendo un esercizio già cominciato alcuni anni fa dal Dossier statistico immigrazione Idos (dossierimmigrazione.it), abbiamo sviluppato alcune elaborazioni che permettono di stimare entrate e uscite del bilancio dello Stato riguardo alla presenza delle persone provenienti da Paesi terzi. La voce di entrata più importante è rappresentata dai contributi previdenziali obbligatori, calcolati in base al numero e alle retribuzioni medie dei lavoratori stranieri. Abbiamo poi stimato le imposte indirette pagate da questa fascia di popolazione sulla base di un dataset integrato tra l’indagine Silc sui redditi e quella Istat sui consumi. Vanno considerate anche le entrate derivanti dalle pratiche per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno e per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Per quanto riguarda i primi, stimando che almeno 1,1 milioni di permessi sia stato rinnovato a un costo medio pro-capite di 200 euro, l’entrata complessiva è di circa 250 milioni di euro. Le acquisizioni della cittadinanza italiana (127mila nel 2019) portano invece a un’entrata di 25 milioni di euro, stimando sempre una spesa media di 200 euro per pratica. Consideriamo infine le risorse messe a disposizione dall’Unione europea attraverso il Fondo asilo, migrazione, integrazione (Fami) e al Fondo sicurezza interna (Isf) per un totale di 145 milioni. Per stimare la spesa pubblica per l’immigrazione, invece, abbiamo scelto di utilizzare il metodo del costo “medio”, inteso come il rapporto tra i costi totali e il numero di beneficiari per ogni componente di spesa. I settori analizzati sono previdenza, assistenza, sanità, istruzione, servizi e interventi sociali a livello comunale, edilizia residenziale pubblica, spese per servizi locali (rifiuti, scarichi, acqua, illuminazione), giustizia, interventi che rientrano nella missione “immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti”, ordine pubblico e sicurezza. La tabella qui sotto sintetizza le varie voci di entrata e spesa mostrando che il bilancio pubblico è positivo (per 4 miliardi), confermando così un risultato già emerso negli ultimi anni (2016 e 2019). Complessivamente, i milioni di cittadini stranieri residenti in Italia contribuiscono ormai sostanzialmente alla tenuta non solo del tessuto produttivo del Paese, ma anche del suo sistema di protezione sociale.

Cittadini di origine straniera in Italia: confronto tra entrate e uscite del bilancio dello Stato nel 2019 (in miliardi di euro)

 

Questo articolo è stato scritto da Massimo Baldini, Francesca Campomori ed Emmanuele Pavolini per la rubrica mensile OCIS all’interno di Altreconomia.

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