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Commento n.2 – Aprile 2023. Di Costanzo Ranci, Politecnico di Milano

Il sistema di long-term care (LTC) italiano è rimasto sostanzialmente congelato per circa quarant’anni. Nel mentre l’invecchiamento della popolazione è galoppato e tutti gli altri stati europei, inclusi molti paesi dell’Europa meridionale e centro-orientale, hanno introdotto profonde riforme.Il disegno di legge delega DDL Anziani approvato dal Parlamento italiano il 21 marzo 2023[1] consente di colmare il vuoto e allineare il nostro paese al resto dell’Europa?

Come spesso accade, la risposta dipenderà soprattutto dall’implementazione. Il testo non è certo dei migliori: è farraginoso e denso di roboanti dichiarazioni di principio, cui non seguiranno probabilmente innovazioni profonde. Alla legge manca inoltre un finanziamento: costituisce un adempimento del Pnrr ma non prevede alcun investimento finanziario ad hoc. Infine, sui punti decisivi promuove un’innovazione incrementale, costruita attorno all’introduzione di progressive forme di coordinamento orizzontale tra istituzioni e comparti dell’amministrazione pubblica che mantengono le loro prerogative precedenti.

Eppure, qualcosa forse si muove. Sospinta dalle proposte avanzate dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza[2], che riunisce gran parte delle associazioni della società civile attive nel settore, la legge prevede un forte incremento e l’intensificazione dei servizi territoriali di assistenza domiciliare, proponendo l’istituzione di un servizio unificato che superi la storica separazione tra sanità e assistenza. Si introduce una programmazione nazionale che dovrebbe prevedere l’integrazione tra autorità sanitarie e assistenziali, nonché la delineazione di obiettivi nazionali capaci di superare i divari regionali. Si introduce un sistema nazionale di valutazione della non autosufficienza che consenta di ricondurre ad omogeneità i criteri di eleggibilità necessari per accedere al nuovo sistema di cure. Si prevede la definizione di livelli nazionali di assistenza a cui si agganceranno diritti esigibili.

L’innovazione più importante sul piano pratico dovrebbe essere la riforma dell’indennità di accompagnamento, la misura che assorbe quasi il 50% delle risorse complessive del paese destinate alla non autosufficienza. Si tratta di una misura che, ancorché universalistica (ovvero indipendente dal reddito e dal versamento di contributi sociali) e abbastanza generosa – prevede infatti un’indennità fissa di 520 euro circa al mese, non sottoposta a vincoli e praticamente irreversibile – mostra alcuni limiti evidenti: è concessa in modo disomogeneo tra le regioni, configurando un sistema frammentato e diseguale; prevede un importo fisso non commisurato al bisogno; trasferisce la responsabilità della cura interamente sulle famiglie o sulle badanti, anche quando queste sono assunte irregolarmente. La riforma sostituisce l’indennità di accompagnamento con la Prestazione Universale, che resta una misura universalistica esigibile come diritto dal cittadino, ma introduce una graduazione negli importi dipendente dal bisogno di cura e consente una “opzione servizi”, ovvero la possibilità per il cittadino di convertirla in servizi professionali di cura.

Sarà un cambiamento reale? È troppo presto per dirlo. Dipenderà innanzitutto dalle risorse finanziarie allocate dal governo nei prossimi anni, e dunque anche dalla volontà politica. Anche prevedendo una implementazione graduale, sia la crescita del sistema dei servizi che l’introduzione a pieno regime della Prestazione Universale richiederanno un impegno finanziario consistente. Senza questo la riforma non si farà. È presumibile che le associazioni del Patto svolgeranno una funzione di stimolo e di controllo nella fase che abbiamo di fronte, equivalente a quella giocata, alcuni anni fa, dall’Alleanza contro la Povertà. Ma potrebbe non bastare. Se sarà vero disgelo, lo capiremo pian piano, a cominciare dalla stesura dei decreti attuativi e dalle decisioni di spesa del governo.

 

[1] https://www.lavoro.gov.it/priorita/Pagine/Anziani-approvata-legge-delega.aspx .

[2] https://www.pattononautosufficienza.it/

 

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