SOCIAL COHESION PAPER n.4 – Dicembre 2019 – Di Angelica Puricelli, Università degli Studi di Milano

Lo sviluppo di un sistema di welfare inclusivo, che garantisca ampia copertura della popolazione, dipende da molteplici fattori. Nel contesto latino-americano, la questione dell’inclusione sociale tramite il welfare state è ancora più rilevante che in Europa perché, da un lato, il mercato del lavoro ha sempre presentato ampie sacche di informalità e il fenomeno si è acuito negli anni Ottanta-Novanta con l’applicazione delle politiche di privatizzazione e liberalizzazione; dall’altro, il sistema di welfare nella regione è storicamente ancorato a schemi Bismarckiano-occupazionali, mentre i meccanismi non contributivi hanno sempre svolto un ruolo estremamente residuale, con il risultato di escludere un’ampia quota di lavoratori (flessibili, informali) dal sistema di protezione sociale. Verso la fine degli anni Novanta, tale “sindrome” riguardava non solo gli outsiders – qui intesi come lavoratori informali e disoccupati – ma anche i cosiddetti midsiders, una categoria intermedia formatasi come conseguenza dell’aumento della flessibilità e informalità nel mercato del lavoro.

Per fronteggiare la sindrome, negli anni Duemila il welfare latino-americano ha subito una profonda trasformazione, soprattutto con l’introduzione, o il rafforzamento – ove fossero già presenti – di misure non contributive, funzionali a muovere passi importanti verso una copertura universale e a creare quindi un welfare inclusivo anche per outsiders e mid-siders. La letteratura sui sistemi di welfare in America Latina ha individuato due fattori che hanno portato alla “svolta inclusiva”, ovvero all’espansione del welfare state nella regione e al relativo aumento della copertura: la stabilità di lungo periodo dei regimi democratici e il rafforzamento dei partiti di sinistra, la cosiddetta left turn. Il ruolo delle organizzazioni sindacali è stato invece spesso sottostimato, nonostante il peso politico ancora rilevante delle stesse. I sindacati hanno sostenuto le politiche “pro-outsider” attuate in America Latina a partire dai primi anni Duemila? Se sì, quali sono state le ragioni sottese a tale strategia? Queste sono, di fatto, le domande attorno a cui ruota l’articolo, che si concentra sulle tradizionali organizzazioni dei lavoratori nel quadro della svolta inclusiva, per trarne lezioni che possano essere interessanti anche nel contesto europeo.

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