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FACT SHEET n.2 – Settembre 2016 – Di Francesca Campomori, Università Ca’ Foscari di Venezia

Non esistono sistemi di accoglienza del tutto privi di elementi critici. Alcuni paesi europei con maggiore esperienza nella gestione dell’accoglienza, tuttavia, hanno introdotto approcci che affrontano in maniera più efficace i problemi più evidenti del nostro sistema, come la distribuzione sul territorio, il coinvolgimento degli enti locali, i tempi di permanenza, i programmi di accompagnamento all’integrazione. La Germania e la Svezia sono i primi due paesi in Europa per numero di richiedenti asilo e hanno alle loro spalle una lunga tradizione di accoglienza dei rifugiati. Nel 2015, in Germania i richiedenti asilo sono stati 476.510 e in Svezia 162.450, mentre in Italia le domande di asilo sono state 84.085. I punti di forza del sistema svedese sono: i tempi di esame delle domande, che è al massimo di sei mesi, e l’accompagnamento verso l’integrazione con progetti che raggiungono anche i 2 anni (Tabella 1). La Svezia privilegia inoltre l’accoglienza in centri di dimensioni ridotte, che evitano il problema del sovraffollamento tipico dei centri in Italia e in Germania e creano condizioni più favorevoli per il percorso di autonomia dei richiedenti asilo (in particolare negli appartamenti o in piccole strutture dove i rifugiati sono autonomi nella cura degli spazi e nella preparazione dei pasti). In Svezia e in Germania la partecipazione degli enti locali è fondamentale nel processo di governance dell’accoglienza. In Svezia i comuni sono incoraggiati a firmare accordi con l’Agenzia per le migrazioni (Migrationsverket) in modo da distribuire i migranti in maniera uniforme sul territorio nazionale (Tabella 2). Nel 2015 il governo stava valutando se rendere obbligatoria per i comuni l’accoglienza dei richiedenti asilo, come già avviene per i minori non accompagnati. In Germania ogni Lander (Stato federato) è tenuto a gestire almeno un centro di accoglienza all’interno del proprio territorio.

Un altro punto di forza del sistema svedese è la possibilità di accesso al lavoro, che è immediata per i richiedenti asilo (in Italia il decreto legislativo 142/2015 ha abbassato i tempi per poter accedere al mercato del lavoro da 6 a 2 mesi). La Svezia punta inoltre a creare molteplici occasioni di istruzione e formazione professionale finalizzate ad evitare un’attesa fatta di un tempo vuoto che deprime le competenze e le motivazioni delle persone.

Tabella 1. Caratteristiche dei sistemi di accoglienza in Germania, Svezia e Italia

Paese

Prima accoglienza

Seconda accoglienza

Tempo medio di permanenza nei centri di prima accoglienza

Tempi medi per l’esame delle richieste di asilo

Germania

21 centri di accoglienza (almeno uno per ogni Lander)

Alloggi collettivi o alloggi decentrati

3 mesi

Varia notevolmente a seconda del paese d origine dei richiedenti.

In media 7 mesi (4 per i siriani)

Svezia

180 centri di accoglienza; sistemazioni private; strutture temporanee

Non esiste una precisa divisione tra prima e seconda accoglienza

1 anno

6 mesi

Italia

14 Centri di primo soccorso (CPSA), Centri per richiedenti Asilo (CARA) e Centri di accoglienza (CDA) +

un numero variabile di Centri di accoglienza straordinaria(CAS) nei quali sono accolti il 70% dei richiedenti

Sistema di Protezione per rifugiati e richiedenti asilo (Sprar)

8-10 mesi o oltre

12 mesi

Fonte: Rielaborazione dell’autore su dati della Fondazione Leone Moressa, L’economia dell’immigrazione, Aprile 2016

In Germania i migranti non possono essere trasferiti nelle strutture di seconda accoglienza finché non sono stati registrati come richiedenti asilo (ciò deve avvenire al massimo entro 6 mesi, secondo la legge sull’asilo modificata nel 2015). Rispetto all’Italia, un punto di forza del sistema tedesco sta nel fatto che una volta inseriti nelle strutture di seconda accoglienza i rifugiati non hanno limiti temporali nel sostegno da parte del welfare: ciò naturalmente può anche dare adito a situazioni tipiche di “trappola della povertà”, ma riduce drasticamente il fenomeno, frequente in Italia, dei rifugiati senzatetto. I Lander comunque, godono di ampia discrezionalità nell’organizzazione del sistema di accoglienza, fatta eccezione per la quota di persone da accogliere, che è definita a livello nazionale. L’ampia autonomia dei Lander si traduce inevitabilmente in stili, modelli e qualità di accoglienza in parte diversi nelle varie regioni. E’ opportuno rilevare, infine, che sia la Germania sia la Svezia negli ultimi due anni hanno rivisto le proprie normative sull’asilo in senso restrittivo. In entrambi i paesi, inoltre, il numero di domande di protezione che hanno avuto come esito il rifiuto è aumentato.

Tabella 2. Attori istituzionali che coordinano il procedimento di asilo e i criteri per distribuzione dei richiedenti asilo in Germania, Svezia e Italia.

Paese

Ufficio/Agenzia responsabile per la procedura

Criteri per la distribuzione sul territorio nazionale

Germania

Ufficio federale per rifugiati e migranti (Bundesamt fur Migration und Fluchtlinge, BAMF)

Sistema di quote per ogni Lander in base alla popolazione e alle entrate fiscali (sistema EASY)

Svezia

Agenzia svedese delle migrazioni (Migrationsverket)

Al momento non c’è un sistema di quote obbligatorie

Italia

Vari attori: Commissioni territoriali per la domanda di asilo; Ministero dell’Interno; Prefetture

Dal 2014 è in vigore un accordo tra Stato-Regioni ed Enti Locali

Per saperne di più:

Fondazione Leone Moressa (2015), La Buona Accoglienza. Analisi comparativa dei sistemi di accoglienza per richiedenti asilo in Europa,

http://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/wp-content/uploads/2016/01/LA-BUONA-ACCOGLIENZA-20_01_2016.pdf.

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